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Le nuove espressioni del disagio interiore e relazionale e della sofferenza mentale (dipendenze, anoressie, depressioni, somatizzazioni, attacchi di panico, disturbi della personalità) riguardano prevalentemente e in modo crescente la perdita del desiderio, l’annullamento nichilistico, la pulsione di morte.
Un’interpretazione esclusivamente “medicalizzante” del dolore mentale (o vagamente psicologica centrata sulla retorica del disagio giovanile nelle dipendenze) devia l’attenzione dei loro intimi legami con gli stili di vita della popolazione e con i processi dell’identità del sé. Quando i valori del radicamento e della tradizione perdono il loro potere di riferimento, qualsiasi forma di comportamento (non solo quindi gli stupefacenti) può creare dipendenza.
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